Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

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venerdì 27 aprile 2001

Lettera mai spedita al Dipartimento Affari Sociali

Spett. Dipartimento Affari Sociali
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Roma
Italia

Caro Dipartimento.
Ti dispiace se ti chiamo così, Dipartimento? Perché è a te che voglio scrivere. Non a Patrizia Cané, a Giacomo Guazzabugli, a Luigi Caballero, e nemmeno a Clara Mastroianni. Per quanto sembri una ragazza simpatica. No, voglio scrivere a te. Perché io non ce l'ho con la Cané o col Caballero. Anche quando non li trovo al telefono, oppure conto i minuti ascoltando la musichina di qualche centralino, io non ce l'ho con loro. Poveri giovanotti alle prese con le burocrazie d'Italia e d'Europa. Chissà, forse mi assomigliano anche. Perché odiarli?
Non mi piace scaricare le mie responsabilità, Dipartimento. D'accordo, sono nei casini, ma non darò la colpa a loro. Ripercorrerò la strada che mi ha condotto fin qui, oggi, e cercherò di capire dove ho sbagliato.
Verso la fine del '99 ricevetti una sovvenzione di 5000 Euro dall'Unione Europea, Direzione Politiche Giovanili. Altri due miei 'colleghi' ricevettero nel medesimo tempo la medesima somma. A smistare queste sovvenzioni eri tu, Dipartimento. Fu la prima volta che c'incontrammo. Cominciarono subito i problemi.

I. Non acquisterai beni durevoli
Per esempio: un conto era ricevere i soldi, per tutti i progetti che avevamo in mente di fare, (per carità, ne avevamo tutto il diritto, anzi…); un altro conto era spenderli. Per esempio, non potevamo acquistare nessun "bene durevole".
Cos'è un "bene durevole"? Qualsiasi cosa abbia una certa durata. Cioè, qualsiasi cosa.
La sovvenzione doveva servirci per fondare un'associazione. Ci serviva un PC, internet, stampante, telefono (addirittura un servizio centralino), una fotocopiatrice, perché no?, In seguito, avendo attivato un servizio di ospitalità, abbiamo avuto anche esigenze più prosaiche, tipo lavatrice, persiane, ferri da stiro. Tutte cose durevoli.
A me sembrava surreale, ma per te, Dipartimento, era la prassi più tipica. Devi persino avermi spiegato che così fan tutti i Dipartimenti del mondo. Sennò come impedire che qualcuno lucri sulle sovvenzioni? Già, come? (Mah… posso suggerire un bel resoconto finale?)
Un vecchio amico dalla Romagna mi spiegò l'arcano. Le associazioni che ottengono sovvenzioni in questo modo non acquistano beni durevoli, li prendono soltanto a nolo. Quando la sovvenzione è finita e rendicontata, il bene durevole passa all'associazione gratis. Tutto chiaro e pulito, alla luce del sole. Secondo me questa è la maniera migliore per diventare ladri da grandi. Tanto si sa che le regole vanno interpretate, tanto tutto è per un buon fine, una mano lava l'altra, il fine giustifica le fatture… uno parte con le migliori intenzioni e si ritrova ad Hammamet col diabete. Non fa per me.

II. Vivrai del sudore della tua fronte
C'era anche un altro problema: la sopravvivenza. Nel senso che mentre impiegavo questa sovvenzione per creare un'associazione, dovevo pure vivere, comprare il pane, il burro, il detersivo per i piatti.
Caro Dipartimento, tu stai a Roma, è vero. Pure io non vorrei proprio fare il razzista, né indulgere in certa retorica all'amatriciana. Certo, secondo te la vita inizia a quarant'anni, nel senso che siamo giovani fino a trenta e più, e certo viviamo tutti coi nostri genitori. Problemi così terra-terra come l'affitto il dieci del mese non dovrebbero toccarci. Noi dovremmo preoccuparci soltanto di spendere le nostre sovvenzioni in beni non durevoli. Vivendo d'aria, d'amore, e magari di un'esigua cresta sulle nostre sovvenzioni.
Su questo argomento si scatenò presto un dibattito tra me e i miei colleghi. Potevamo tenerci parte del nostro finanziamento per scopo personale? Detto così suonava come un furto, ma d'altro canto come ci si aspettava che campassimo? E chiamammo il Dipartimento.
Quella volta rispose, mi pare, la Cané: e il suo fu il primo di una lunga serie di "Mah, beh, chissà". A un certo punto disse anche: "C'è chi l'ha fatto". Senza aggiungere: "E oggi è a Poggioreale". Senza troppo indagare, considerammo questa risposta in senso positivo. Ma insomma, quanto potevamo tenerci?
"Non so, fate un po' voi".
Bella la vita dei sovvenzionati. Ci si fissa lo stipendio da soli. Certo, da 5000 euro più di tanto non si può lucrare. Noi ci auto-regolammo a meno della metà. Più o meno 300.000 lire al mese, giusto il pane e il burro. A distanza di un anno, non si è ancora capito come debba essere rendicontata questa cifra. "Spese personali". Mah. Anche questo mi faceva pensare a Hammamet. Mentre spalmavo il burro sul pane.
È chiaro a questo punto che dovevo trovarmi un lavoro. Sai, Dipartimento, qui da noi se uno si mette a cercare lavoro il guaio è che lo trova. Poi un giorno mi chiama a casa il Caballero:
"Leonardo c'è?"
"No, è al lavoro".
"Come?"
Un mezzo scandalo. Sotto sotto non avevi mica tutti i torti. Se io lavoro (anche 9 ore al giorno) come faccio a realizzare tutti i progetti che tu mi hai sovvenzionato? E pretendere, per di più, di farci la cresta sopra (trecento luridi testoni al mese?)
Ma cosa potevo fare? Rinunciare al progetto? Mi ero impegnato con altre persone! Rinunciare all'affitto, tornare all'affetto dei genitori? Allora, queste sovvenzioni non ce le dai per farci crescere, Dipartimento, al contrario!
Un bel pasticcio. Ne devo ancora uscire. Ma nel frattempo sento che la mia bella coscienza si è incrinata in qualche punto. Davvero ho lucrato, ho sfruttato la tua fiducia, Dipartimento, ho abusato della nostra amata Europa? Io dopotutto ce l'ho messa tutta. Quello che avrei dovuto fare di giorno l'ho fatto di sera, o nelle pause pranzo. Eppure…

III. Terrai tutti gli scontrini
Io mica sono un santo, Dipartimento, e forse non eravamo proprio fatti l'uno per l'altro. Dovevo tenere scontrini e ricevute e non l'ho fatto. Cioè, ci provavo, ma poi le confondevo, le perdevo, e loro si spiegazzavano, si rendevano impresentabili. E ogni volta sembravano cifre ridicole, ma va', vuoi farti sovvenzionare anche questo? Non ti vergogni?

IV. Non avrai altri Dipartimenti al di fuori di me
Ma tu chi sei, Dipartimento? Perché muti sempre forma, t'incarni e ti reincarni ad ogni telefonata? Passò Cané, passò Caballero, ora è il turno di questa Mastroianni.
"Non mi conosce, sono nuova qui. Quand'è che ci spedisce il rendiconto?"
"Sì, ecco, il problema è che non so cosa mettere nelle spese, perché…"
"Ci mette le cose che ha acquistato, i computer, i fax, ecc.".
"Ma mi avevano detto che queste cose non potevo comprarle!"
"Ah sì?"
Poveretta, è nuova, come fa a saperlo?
L'estate scorsa i miei due colleghi chiesero se potevano pagarsi un viaggio studio. La fregatura fu che chiamarono in due momenti diversi. A uno rispondesti sì, all'altro no. Perché? Così.
Che senso ha cambiare il personale a ogni governo? Solo perché cambia il Presidente deve cambiare anche lo spazzino del gabinetto della presidenza? Quando D'Alema tramontò dovemmo rispiegare tutti i nostri problemi a quelli di Amato. Che adesso ormai avranno già la testa ai tropici, dove andranno il tredici maggio.
Io poi sono una pratica vecchia per te, Dipartimento. Dal '99 è cambiato il regolamento, i formulari, tutto. E anche se sapessi rendicontare con chiarezza e con perizia come ho speso questi soldi, è chiaro che il mio rendiconto andrà a finire nelle mani di qualcuno che non ne sa niente.

V. Non te la prenderai per così poco
Che'tte preoccupi a fa', mi sembra di sentirti dire. Tanto quer quarcuno mica se ttiene i sordi llui, no? In fondo nessuno vuol grane. E qualcosa l'ho messo in piedi veramente. Non un lavoro, perché l'ho dovuto fare nelle pause del lavoro. Con PC presi in prestito, roba da buttare. Ma insomma, qualcosa ho combinato.
E adesso sto per spedirti questo famoso rendiconto. Non so se sto rispettando la scadenza, non so se il formulario è corretto, non me ne frega quasi più niente. Tra 24 ore sarò a Barcellona e forse riderò di tutto questo.
A volte mi viene il sospetto, Dipartimento, che tu sia lo specchio dei miei difetti. Della mia incapacità di osare. E se me ne fossi fregato da subito? Se mi fossi comprato immediatamente un bel PC e con gli avanzi mi fossi fatto un viaggio premio a Ibiza, te ne saresti davvero accorto? E mi avresti biasimato? Chi lo sa?
Può darsi invece che alla fine ci nasca un guaio. Che io debba restituirti il denaro. Allora mi sarei fatto tutto questo culo per niente. Perché in fondo tutte le scelte che ho fatto in questi due anni le ho fatte pensando a te.
Non fraintendermi. Non sono venale. È che quei soldi darebbero un senso a tutto quel che è successo. Ma se li vuoi indietro li avrai, guarda. Voglio solo non pensarci più. E mai più ti disturberò, giuro. Sentirmi un ladro mentre cercavo soltanto di lavorare, Dipartimè, chi me lo fa fa'?

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