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lunedì 17 settembre 2001

Il costo della vita.

Noi aspettiamo ancora – non un raid aereo, stavolta no: questo Bush sembra avere i tempi di suo padre, che prima di bombardare l'Iraq attese sei mesi buoni. Aspettiamo la riapertura di Wall Street e del Nasdaq: andranno bene? O sprofonderanno, e noi con loro?

(L'economia – ho sentito dire – è come un dirigibile: la speculazione è il pallone gonfiato, la cabina è l'economia reale. Ma se si sgonfia il pallone è la cabina a farsi male).

Andrà come andrà. Nel frattempo dobbiamo registrare che un bene importante, un bene di consumo (benché non sia quotato in nessuna borsa) è già stato notevolmente svalutato in questi giorni. Parlo della Vita Umana. In particolare, della Vita Umana americana.

Spero di non disturbare nessuno con un discorso un po' cinico, mi rendo conto. Come sarebbe a dire: la Vita Umana è un bene? Sì, secondo me è un bene. Di consumo? Beh, che si consumi dopo un certo tempo non è un mistero. Quindi la Vita si potrebbe vendere? Di solito no, perché costa troppo, (in Occidente). Ma anche qui tutti noi affittiamo porzioni della nostra Vita per campare, e non c'è nulla di male in questo.

Quanto vale, di solito, una Vita Umana? Non è chiaro. L'economia della Vita Umana è una questione un poco delicata. Il modo più semplice, e forse anche il più giusto, di risolvere la questione, è considerare che una Vita Umana vale, sempre e comunque, una Vita Umana. Sembra una banale tautologia, ma quando cominciamo a riflettere che ci sono Vite americane, Vite italiane, ma anche Vite afgane, Vite palestinesi, e che quest'ultime dovrebbero valere esattamente quanto le Vite israeliane, ci accorgiamo che no, non lo è affatto. È l'uguaglianza di tutti gli uomini. È l'applicazione universale del precetto evangelico: "Amerai il Prossimo Tuo come Te Stesso" (né più né meno, bada bene).

Se applicata consapevolmente, questa regola, che associa a ogni Vita Umana il valore "1", ci risolverebbe molti problemi di coscienza. Ci potrebbe dare la misura della nostra indignazione per quanto è successo negli ultimi giorni. A NY sono morte 4000 persone: dovremmo indignarci come se fossero stati commessi 4000 barbari assassini.
Un anno di "Seconda Intifada" ha lasciato sul campo 800 vittime, tra israeliani e palestinesi: dovremmo indignarci 'soltanto' 800 volte. Non quanto dovrebbe indignarci l'altissimo tasso di mortalità infantile che ha consumato l'Iraq nei dieci anni dell'embargo… e, a proposito, quanto avremmo dovuto indignarci per le bombe di Clinton su un complesso chimico in Sudan, rivelatosi poi un'innocua fabbrica di aspirine? Non si sa, l'inchiesta ONU è stata bloccata dall'inquilino moroso, gli USA.

Per tutte queste stragi, orribili, ingiuste, avremmo potuto dichiarare il lutto nazionale. Non lo abbiamo fatto, perché? Perché non è questo il modo in cui misuriamo una Vita Umana. Una Vita americana vale molte, molte vite sudanesi, irachene e palestinesi, e lo sappiamo tutti benissimo.

Scordiamoci il Vangelo, siamo nel 2001. Per misurare il valore di una Vita Umana abbiamo strumenti ben più sofisticati. Un indice importante è quello della speranza di vita: un americano vive 80 anni, un africano 40: vi sembra ragionevole sostenere che la loro vita ha lo stesso valore? In ciascuno di quegli 80 anni un americano consuma fino a 1000 volte più zuccheri, più energia elettrica, più prodotti: il suo peso sul mercato globale è incomparabilmente più alto del suo 'prossimo' africano. Un altro fattore secondario, ma importante: in quegli 80 anni di vita quel cittadino americano ha svariate possibilità di incidere sulle decisioni politiche del suo Paese. Il suo amico africano probabilmente no.
In conclusione: una Vita Americana vale molto di più di una vita africana, irachena, afgana (e un po' di più di una Vita Italiana). Il danno economico e politico prodotto dagli attentati a New York e Washington è incredibilmente più pesante di quello prodotto da qualsiasi bombardamento su Baghdad o su Belgrado. Questo lo sappiamo tutti. È per questo che siamo indignati e spaventati. È per questo che i piloti di formula 1 litigano e gareggiano senza sponsor. È per questo che i programmi tv e le partite iniziano con uno o più minuti di silenzio.

La Vita Americana (ma mettiamoci in mezzo anche noi, diciamo pure: la Vita Occidentale) ha un valore alto, altissimo. Questa non è necessariamente una fortuna: se siete Occidentale, e il vostro tempo costa 20.000 lire all'ora, può darsi che il vostro padrone decida di trasferirsi in Romania, dove il vostro Prossimo costa cinque, dieci volte meno.

Ma gli inconvenienti di una Vita supervalutata sono evidenti soprattutto in caso di guerre. [continua... ]

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