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martedì 4 marzo 2003

Il cammino del diritto internazionale
è lungo e irto di ostacoli, che mi accingo a illustrare:

Nel 1453, dopo lunghi mesi di assedio da parte dei turchi, le sorti di Costantinopoli sembrarono volgere al meglio quando una delegazione del Sultano Maometto II fu ricevuta con tutti gli onori dallo staff diplomatico Bizantino. Per un attimo l’intesa cordiale fra i due contendenti parve possibile. Purtroppo le richieste della delegazione turca furono stoltamente rifiutate dalla controparte, che le riteneva assurde e lesive della dignità bizantina.
La redazione di Leonardo è giunta in possesso delle pergamene riservate che mostrano l’ultimo, drammatico faccia a faccia tra il capo delegazione turca (Omar Balacs) e l’ufficio di gabinetto bizantino, l’eunuco Tarekon Amos:

Tarekon: Ah, questa no! Le torri poi no, per Santa Tecla! Io credo che dovrebbe esserci un limite anche alla faccia tosta dei Mori!
Balacs: Trovo singolare e alquanto buffa l’abitudine dei Bizantini di chiamare Mori noi Ottomani, che condividiamo con voi la medesima rosea carnagione.
(FSssssssss! Booooom!)
Tarekon: E non cambiare sempre argomento, brutta faccia di Beduino!
Balacs: Come? Non ho sentito, con tutto questo rumore.
Tarekon: “Questo rumore” sono i vostri infernali cannoni, a cinque leghe da qui.
Balacs: Si tratta di esercitazioni, la cosa non mi riguarda. Io sono un diplomatico.
Tarekon: Tu? Un diplomatico? Un ladro di casbah, ecco quello che sei, Omar! Con che faccia vieni a chiederci di abbattere le nostre stesse fortificazioni?
Balacs: Non tutte le fortificazioni, solo le torri che superano la misura di centocinquanta piedi.
Tarekon: E perché centocinquanta, di grazia?
Balacs: Dai 150 in poi noi le riteniamo armi offensive.
(Boooom! Tatrac!)
Tarekon: Offensive? Cosa c’è di offensivo in una torre, per San Diodato?
Balacs: Non fare il finto tonto, eunuco, sai benissimo che il fuoco greco cola dalle vostre torri in quantità, ed è un’arma esecrata dalla comunità internazionale. Sapete quanti padri di famiglia avete spedito ad Allah il Misericordioso, con quella diavoleria?
Tarekon: Tutti quei padri potevano starsene anche dalle loro pidocchiose famiglie in Cappadocia, invece di stazionare sotto le nostre torri difensive. È colpa nostra se ci state assediando da mesi?
Balacs: Non starò qui a discutere del concetto di colpa con un cane infedele, rappresentante di una monarchia tirannica ormai sconfitta dalla Storia. Un giorno, forse, ci sarà un organismo sovranazionale che dirimerà le controversie tra gli Stati…
Tarekon: Eh, magari.
Balacs: …ma nel frattempo ci si arrangia come si può. Allora il problema è tutto qui: Noi troviamo che quelle torri sono troppo alte, e noi vi chiediamo di tirarle giù.
(Tatrac! Booom!)
Tarekon: Ah sì, eh?
Balacs: Come segno di buona volontà.
(Entra il giovane scriba di Tarekon, tutto tremante)
Scriba: Ehm… illustrissimo Tarekon, è permesso?
Tarekon: Che c’è, ancora?
Scriba: Un… un dispaccio dal contrafforte orientale. Pare che gli infedeli – con rispetto parlando – gli infedeli, dicevo, pare che abbiano aperto una breccia.
Tarekon: Una breccia!
Scriba: Nel contrafforte orientale, sì.
Balacs: Non guardate me, non c’entro. Io sono un diplomatico.
Tarekon: Un diplomatico? Vieni qui col tuo asciugamano in testa a chiederci di abbattere le torri e intanto i tuoi cannoni stanno prendendo di mira i nostri contrafforti?
Balacs: Sono operazioni di routine, vedrete che…
Tarekon: Routine? Le nostre spie riferiscono che il tuo Sultano sta già facendo le gare d’appalto per ricostruire la città dopo il saccheggio! La vostra imprudenza è pari solo alla vostra supponenza! Fuori di qui.
Balacs: Bene, se le cose stanno così, me ne vado alla buon ora. Lungamente ho pregato in cuor mio (Crac! Booooom!) che la Montagna andasse da Maometto. Ma se le cose stanno così, non resta a Maometto che muoversi. E tanto peggio per la montagna. A presto, Tarekon.
Tarekon: A presto, Balacs, saraceno infame. Spero di strozzarti coi tuoi stessi genitali.
Balacs: Vorrei poter dire lo stesso. Addio.

Erano tempi bui, si sa, e il diritto internazionale era ancora indietro, indietro.

Veniamo al secolo scorso: 1940. Dopo aver invaso la Polonia e dilagato in Francia, il Terzo Reich sta studiando la prossima mossa. Isolata dal resto del Continente, la Gran Bretagna sembra una preda alla portata di mano: ma la Royal Air Force si sta dimostrando un osso più duro del previsto.
Mentre i caccia si scontrano sui cieli della Manica, un’altra battaglia di logoramento viene condotta sul piano diplomatico. La redazione di Leonardo è giunta in possesso di un altro documento riservatissimo: la conversazione tra Sir Terry Adsow, intmo amico di Winston Churchill, e Herr Heinz Blichsen, sottosegretario personale del marchese Von Ribbentrop. L’abboccamento tra i due ebbe luogo in uno chalet svizzero.

Adsow: Herr Blichsen, con tutto il rispetto, io credo che lei sia totalmente uscito di senno.
Blichsen: Non faccio che eseguire gli ordini dei miei superiori.
Adsow: In tal caso le pongo le mie scuse, ma la prego altresì di far presente ai suoi superiori che io li ritengo totalmente fuori di senno.
Blichsen: Bando alle cerimonie, si tratta soltanto di esaudire alcune semplici richieste, suggerite dal buon senso.
Adsow: Un tedesco che parla di buon senso è come un italiano che parla di treni in orario. Ma lasciamo perdere. Dunque, secondo i vostri superiori noi dovremmo smantellare il nostro sistema di contraerea…
Blichsen: Vede, è così semplice. Sappiamo che voi avete sviluppato quest’arma offensiva, contraria a tutte le più elementari regole della cavalleria, il… voi come lo chiamate? Quella cosa con le onde ellettromagnetiche…
Adsow: Il radar.
Blichsen: Ecco, sì, quello.
Adsow: E secondo voi il radar sarebbe un’arma offensiva?
Blichsen: Beh, senz’altro offende il nostro concetto di eroismo militare. Dove va a finire tutta la poesia del duello aereo? Lo Sturm, il Drang, l’impeto futurista dell’aviatore, membro scalpitante e ribollente nella guaina d’acciaio della fusoliera? Tutto questo, per voi non è che un bip bip su un quadro comandi. E la chiamate civiltà, questa?
Adsow: Ma lo facciamo per difenderci. Voi vorreste bombandarci e invaderci.
Blichsen: Vile propaganda, menzogne sioniste. La Gran Bretagna non è il nostro nemico naturale. Il nostro vero obiettivo è il blocco pluto-giudaico-bolscevico. Londra non ha nulla da temere.
Adsow: E che mi dite del Leone Marino?
Blichsen: Del che?
Adsow: L’Operazione Leone Marino. È il nome – fantasioso, invero – con cui il vostro Führer avrebbe battezzato un dettagliato piano d’invasione della nostra isola. Almeno stando al rapporto dei nostri servizi. Rapporto consegnato un mese fa.
Blichsen: Oh, i Servizi, si sa, ne dicono tante…
Adsow: Ogni giorno qualche vostro velivolo militare attenta al nostro spazio aereo. I vostri scenziati stanno studiando la possibilità di bombardarci con razzi a reazione, e chissà quale altra diavoleria. Il mare del Nord e la Manica pullulano dei vostri sommergibili. Il vostro Führer ha già pianificato la spartizione dell’Europa. E voi ci chiedete di smantellare il radar.
Blichsen: In segno di buona volontà.
Adsow: Il mio lignaggio e la mia educazione m’impediscono di riversare su di lei e sui suoi emissari le contumelie che vi meritereste.
Blichsen: Non so nemmeno perché sto a perder tempo col rappresentante di una decadente monarchia plutocratica, sconfitta dalla Storia e dall’insorgenza dei popoli giovani, forti, vivi, rigogliosi, ariani…
Adsow: Vada via, se ne torni nella birreria da dove è stato vomitato.
Blichsen: Come preferisce, ma si ricordi le parole di Brenno: guai ai vinti.
Adsow: Prenderò nota, grazie. E addio.


Ma oggi le cose vanno diversamente: oggi, finalmente, c’è un organismo sovranazionale che dirime le controversie tra gli stati. E infatti…
Hans Blix: Qui Blix.
Tareq Aziz: Sono Aziz. Niente, chiamavo solo per comunicare che abbiamo rottamato altri sei missili Al Samoud 2
Blix: Molto bene.
Aziz: … E nel frattempo, gli americani hanno bombardato Bassora, uccidendo sei civili.
Blix: Sì, ne ho sentito parlare. Ma sai bene che la cosa non ci riguarda. È un’operazione di routine…
Aziz: Certo, certo. E poi ho letto del piano di Bush per il nuovo assetto democratico dell’Iraq dopo l’invasione.
Blix: Già. Beh, Bush è in democrazia, sai. Lui può dire tutto quello che vuole.
Aziz: Già.
Blix: Non farmi il broncio, Aziz, non provarci nemmeno. Non m’incanti. Sei il rappresentante di una feroce dittatura. Hai sterminato i curdi col gas nervino.
Aziz: Ma per l'appunto. Quando sterminavamo i curdi col gas nervino tutti ci rispettavano. Ma adesso che abbiamo quattro missili in croce, dobbiamo pure distruggerli con le nostre mani, mentre Bush grida ai quattro venti che ha intenzione d’invaderci.
Blix: Aziz…
Aziz: Ho la sensazione di trovarmi nella pagina più ridicola della Storia del mio Paese e dell’Umanità intera. Il mio nemico grida ai quattro venti che vuole invadermi. Il mio nemico vuole che io mi disarmi, così l’invasione gli riesce più comoda. E io mi disarmo. Che razza di politica è mai questa?
Blix: Che ti posso dire, Aziz. È il diritto internazionale. Una prima mondiale, quasi. Un esperimento.
Aziz: E noi saremmo le cavie, eh?

Penso che Saddam Hussein se avesse davvero avuto intenzione di disarmare, lo avrebbe fatto. Deve disarmare, perché è pericoloso. Quindi qualsiasi cosa gli sentiate dichiarare adesso, si tratta soltanto di un tentativo di prendere tempo e di ingannare il mondo, perché è abituato a fare esattamente questo...

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