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venerdì 9 aprile 2004

Cristo nel Getsemani con gli Apostoli dormienti, particolare de Neanche un’ora sola con me

Alla fine nei Vangeli si trova sempre qualcosa di nuovo. Per esempio, il sonno degli apostoli.
Si sa che quella notte a Getsemani non ci fecero una bella figura. Gesù era nella sua ora più difficile, e quelli ronfavano. Non deve essere stato semplice, col senno del poi, ricordarsi delle parole del Maestro: “Non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me?” Così in Matteo (26,40). In Marco, (14,37-38) Gesù si rivolge al solo Pietro: “Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Tutto vano: gli apostoli hanno gli occhi “appesantiti dal sonno”: si addormenteranno di nuovo, per svegliarsi solo all’arrivo di Giuda con le guardie.

Luca – come in altre occasioni – è più delicato. Gli apostoli dormivano, sì, ma “per la tristezza” (22,45). Sembra l’unico passo in cui Luca usa questa parola, “tristezza”. Non sono teneri, questi futuri santi e pontefici, che si addormentano dalla malinconia? Ma sarà vero che di tristezza ci si possa addormentare? A voi è mai capitato?

Io ho dovuto pensarci un po’, ma in effetti sì, mi è capitato. Mi capita ancora. Luca è un grandissimo scrittore. Si capisce nei dettagli.

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