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giovedì 10 giugno 2004

Dubbi e rasoi

Siccome non sono un esperto, non conosco il peso elettorale della liberazione degli ostaggi. Di sicuro il successo dell’operazione riscatta tante figuracce di Frattini e compagnia. Ma sposta voti? Io ho questa mia idea, che i voti più di tanto in Italia non si spostino (non da un polo all’altro). Al massimo si rianimano: la liberazione degli ostaggi può funzionare da stimolo per una fetta di elettorato di centrodestra che avrebbe disertato le urne perché poco motivata (se non proprio disgustata). Ma non credo che nessun elettore di centrosinistra cambi idea per aver visto Stefio e co. liberi. Quanto agli “indecisi”, secondo me non esistono. Mi rendo conto che molti professionisti della politica la pensano diversamente, e costruiscono tutta la loro azione sulla “conquista degli indecisi”: poi però perdono le elezioni, almeno due volte ogni tre. Che è una percentuale piuttosto pesante.

(Questo vale anche da Requiescat per una vecchia idea che avevo io, per cui il blog ‘impegnato’ doveva cercare di convincere le persone lungo ‘il fronte moderato’. Vedo bene che non funziona, e che in realtà ognuno scrive soltanto per portare conforto a quelli che la pensano come lui e insultare gli altri. Mi metto in mezzo).

Un’altra cosa che non riesco a capire è perché una buona notizia (la liberazione di tre persone) dovrebbe in un qualche modo portare acqua al mulino di chi ha voluto questa guerra, e toglierne a chi non l’ha voluta. Sono sicuro che se la vicenda si fosse conclusa tragicamente, gli stessi blog mi avrebbero rinfacciato la notizia più o meno con le stesse parole. Fortunatamente non possiamo fare la prova, ma mi basta ricordare quello che mi è stato scritto ai tempi del barbaro assassinio di Quattrocchi (e poi Nick Berg, il cuoco ‘sgozzato’, eccetera). Insomma, se ammazzano qualcuno, io “rosico”: se si liberano devo rosicare lo stesso. In realtà, io sono abbastanza contento, perché invece della speculazione su dei morti, oggi si specula su tre vivi.
Dopodiché, la guerra non è meno guerra perché tre ostaggi sono in salvo: ed è la guerra il problema. Si poteva evitare, ora si cerca di mettere una pezza, ma non è facile. La nuova risoluzione Onu non è la migliore delle risoluzioni possibili, ma è un’ulteriore conferma che la politica di potenza unilaterale Usa è tramontata: ci si aspetterebbe che qualche vecchio cantore dell’unilateralità ritornasse sulle sue idee, ammettesse di essersi sb… ma no, niente. Bush ha sempre ragione, Bush oggi è multilaterale, ergo, Bush è sempre stato multilaterale. Ah, non fa una grinza.

Infine, i dubbi sulla “liberazione”. I dubbi restano lì dov’erano ieri. Nessuna novità. Ora, lo so anch’io che si può dubitare per partito preso, e che è anzi una pratica assai condivisa (su Indy, su Macchianera, ecc.). Ma una certa dose di dubbio, davanti a una coincidenza del genere (liberati a 4 giorni dalle elezioni), mi sembra ragionevole. Di più: mi sembra uno dei minimi requisiti della ragione.

La ragione, poi, ha degli strumenti tutti suoi per cercare di spiegare le coincidenze. Ragionevolissimo è Brodo: invece di dover immaginare un complotto, un pilotaggio, una sapiente regia, etc., è sufficiente pensare che Governo e Intelligence (e forze USA, siamo seri) si fossero dati un calendario con una perentoria data di scadenza: l’Election Day. Questo modo di ragionare, che elimina le teorie complesse e privilegia quelle semplici ed economiche, si chiama “rasoio di Occam”, dal nome di un filosofo medievale che più volte lo adoperò per sfrondare gli inviluppi aristotelici. Per funzionare, il rasoio, funziona. Ma, come dire, lascia un po’ insoddisfatti.

Se i filosofi hanno il Rasoio, i filologi hanno un altro strumento, che si chiama “Lectio Difficilior” (in latino: “la versione più difficile”). Si tratta di questo: quando due manoscritti di un testo presentano, poniamo, una parola scritta in due modi diversi, a quale delle due versioni dobbiamo credere? Alla più difficile. L’errore è sempre una banalizzazione, una semplificazione di qualcosa che in principio era complicato. I filologi c’insegnano a dubitare dei copisti, anche quando animati dalle migliori intenzioni: il rischio di banalizzare, di semplificare quello che non era semplice, è sempre in agguato. Oggi che siamo tutti un po’ copisti, quando copia-incolliamo, linchiamo, diffondiamo, dovremmo ricordarci un po’ più spesso della Lectio Difficilior.

Messe uno di fianco all’altra, Rasoio di Occam e Lectio Difficilior si elidono: il primo rade tutte le teorie astruse, la seconda ci insegna a diffidare delle ricostruzioni troppo semplici. E alla fine ne sappiamo quanto prima: troppo poco. Non ci resta che aspettare altri input, se arriveranno. Altrimenti la storia d’Italia aggiungerà una scheda al suo archivio di misteri. Che sono tanti. E che spiegano, parzialmente, il perché oggi metà Italia non creda a quel che dice l’altra metà.

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