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giovedì 4 novembre 2004

È ora di bere
(Nunc est bibendum, diceva il tale).

Ora, può darsi bene che da stasera noi sappiamo qualcosa in più sull'Americano: resta da capire l'Antiamericano, quello vero.

Voi magari ve lo immaginate mogio mogio, in salotto, con una disperata copia del Manifesto sbandierata sul tavolino, mentre fissa torvo il diagramma televisivo dei Cinquanta Stati, che ora dopo ora si fa sempre più rosso-repubblicano. Be', in tutta franchezza debbo dirvi: non avete capito nulla dell'Antiamericano (quello vero).

Lui, a quest'ora, ha già stappato il secondo Magnum (essendo Antiamericano vero, brinda a champagne francese). Una robusta vittoria di Bush era quanto di meglio potesse augurarsi, per una lunga serie di motivi. Vediamoli in breve (ché non c'è fretta, abbiamo quattro anni minimo).


1. politica estera

Siete pacifisti? Siete filo-americani? Eravate pro o contro l'intervento in Iraq? Guardate, a questo punto importa davvero poco. Senza dubbio non apprezzate l'attuale situazione in Iraq (e in Afganistan, e in Palestina) e sperate che le cose si mettano per il meglio, anche se non sapreste dire come.
Ma perché l'Antiamericano (quello vero) dovrebbe condividere la vostra posizione? Non c'è nulla che lo estasia più della prospettiva di una lunga stagione di guerriglia in Iraq, coi piccoli contingenti della Coalizione dei Volenterosi che si ritirano alla spicciolata: ieri filippini, domani ungheresi… finché non resteranno solo gli angloamericani.

Provate invece a immaginarvi l'imbarazzo se avesse vinto Kerry, con la sua posizione un filo più multilaterale di quella di Bush. In realtà è sempre stato un po' difficile capire cosa avrebbe fatto Kerry una volta arrivato alla Casa Bianca, ma non c'è dubbio che avrebbe cercato di coinvolgere di più l'Onu, di rimettersi a parlare con la "Vecchia Europa", di prospettare un ritiro simbolico delle forze a stelle e strisce, magari coperte dal logo di una nuova forza di interposizione. Una cosa molto imbarazzante, per l'Antiamericano. Anche perché una forza di interposizione multilaterale non tarderebbe a finire nel mirino di qualche frangia islamica un po' più fanatica di un'altra, e a quel punto la guerra riprenderebbe più o meno come oggi, ma l'Antiamericano sarebbe costretto a sostenere la forza multilaterale. Cioè, in pratica, Kerry e gli americani che lo hanno eletto… vade retro.

No, mille volte meglio lasciar fare al babbuino di Dio, che nei mesi della campagna elettorale ha lasciato il fronte iracheno terribilmente sguarnito (vedi i sobri calcoli di Pfaall). E domani che farà? Che ritiri le truppe, o che mandi rinforzi (come sarebbe logico), l'Antiamericano ha comunque buon gioco a sbertucciarlo. Se si ritira, è un pasticcione; se rinforza, è un vampiro mai sazio di sangue. Se invece corregge il tiro e riscopre anche lui il multilateralismo, come avrebbe fatto Kerry e come in fondo è logico che faccia nel suo secondo mandato, resta pur sempre il burattino che deve ammettere di aver sbagliato e che non può più pretendere che si creda alla sua parola: a quel punto è anche più facile per la Vecchia Europa dirgli di no. Capite che per l'Antiamericano George W. Bush è il Presidente ideale.

In realtà Bush e l'Antiamericano hanno un obiettivo in comune: la guerra lunga. Bush ne ha bisogno perché è l'unico motivo che lo ha tenuto saldo alla Casa Bianca; l'Antiamericano perché ama le cronache di guerra, sogghigna alle immagini di prigionieri americani che chiedono pietà prima d'essere sgozzati, e già pregusta i film di Hollywood sulle storie di reduci che vinceranno le palme d'Oro di qui a dieci anni (se tutto va male).

E allora cosa sono queste facce mogie in giro. Su col morale. Siete o non siete Antiamericani?

[Continua, ma poco]

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