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martedì 14 dicembre 2004

Dicevo che noi, qui da Voghera, ci siamo fatti una certa idea degli intelletttuali. Ce ne sono di due tipi, ovviamente: i pelati e i capelloni (gli apocalittici e gli integrati, sarebbero).

I pelati stanno sempre nei loro studioli a leggere libri noiosi e a scrivere trattati sui sostantivi astratti: La Bellezza, l'Estasi, la Sensualità, la Fedeltà). Nella vita hanno studiato molto e si sentono superiori. Secondo i pelati, noi di Voghera buttiamo via il nostro tempo in cose inutili, tipo guardare la tv, quando invece dovremmo anche noi leggere libri sulla Bellezza, la Fedeltà, l'Eros, eccetera.

Noi, ovviamente, abbiamo molto rispetto di questi pelati, ma li odiamo. Se le sorelle Lecciso ci fanno sentire superiori, i pelati ci fanno sentire inferiori, e noi abbiamo bisogno di entrambi. In realtà, il pacchetto del fenomeno mediatico include sempre almeno un intellettuale pelato pieno di boria che viene umiliato in diretta tv. Anche nel caso Lecciso: finché hai una bionda e una mora che non sanno ballare, non hai nulla. Ma quando hai una bionda e una mora, e un intellettuale pelato che dice: "mi dispiace, questo è trash", proprio davanti all'assemblea dei coinquilini di Voghera, eccoti pronto il fenomeno mediatico. Addosso al pelato antipatico! Crede di sapere tante cose, ma non sa guardare la tv! Viva le Lecciso! Eccetera.

Stefano Zecchi è fatto così. Forse in passato (quando Costanzo e Baudo si gloriavano di portare "gli scrittori in televisione") ha potuto passare per un geniale volgarizzatore, uno che stava in tv per spiegare a noi casalinghe l'abbicì della filosofia. Ma tutto cambia, si sa, non ci si bagna due volte nella stessa acqua e non si compare due volte nella stessa tv: anche la parola "volgarizzazione" oggi non vuol dire più "far conoscere qualcosa al popolo", ma "renderci tutti un po' volgari". Con le sue comparsate a domenica in, Zecchi oggi volgarizza il ruolo dell'intellettuale, che diviene l'uomo dal ditino puntato pronto a rilasciare patenti di decenza alle showgirls. Un provocatore, alla fin fine. Può darsi che non ne sia consapevole, ma forse lo sottovalutiamo. Un uomo che debutta con La fenomenologia dopo Husserl nella cultura contemporanea arrivando a pubblicare titoli come L'incantesimo (passando per Forza Italia), è da tempo al di là del bene e del male.

Fortunatamente, non tutte le teste d'uovo son pelate: ci sono anche i capelloni. Come quel simpaticone del direttore Freccero.
Lui sì che ci fa sentire persone intelligenti, al centro di un fenomeno importante, un fenomeno mediatico. Pensavate che il problema fossero due signorine inette malate di voglia di apparire? Tutto qui? Ma se fosse tutto qui, l'argomento sarebbe esauribile in mezz'ora. E invece no, c'è di più sotto [si carezza il ciuffo]...

Dice che siamo passati dai reality di prima generazione, fortemente costruiti e sceneggiati, Carràmba o Stranamore per capirci, ai reality di seconda generazione costituiti da microcosmi in cui si vorrebbe registrare spontaneamente una presunta realtà, tipo grandifratelli e isole. Ma la deriva è inarrestabile, e ora siamo già alla terza generazione dei reality ("ho provato a farlo capire da Ferrara, l'altra sera, ma non so se ci sono riuscito"), roba in cui tutta la tv diventa "una scenografia autoreferenziale di se stessa", un luogo infestato da Leccise e Costantini insomma. Ed è così - "attenzione al paradosso" - che la fiction riesce a essere più vera e più rappresentativa di noi di tutta la reality-tv messa assieme.


Freccero che sulle Lecciso si sta rifacendo una visibilità in tv, Freccero che si mette a parlare di Lecciso durante una sua conferenza universitaria su sex in the city...
Freccero che avverte le studentesse dei primi banchi: "mi raccomando, fate attenzione, perché un giorno potreste finire a lavorare in tv, e questo cose che vi sto dicendo io non ve le dice nessuno"... e poi se ne esce con le stesse banalità che dirà, la sera stessa, a Cronache Marziane su italiauno... Freccero che va a Cronache Marziane, e di fianco al logo di Italiauno compare la scritta "Carlo Freccero, semiologo"... Freccero che fa il semiologo delle masse, e alla fine tutto quel che ha da dire a noi masse from Voghera sono un paio di pettegolezzi da serva: "quella si fa delle microsiringhe da sola, pensate un po'", e a lui glielo ha detto in confidenza.
Freccero, per farla breve, è l'ultimo esemplare di intellettuale integrato.
Ma è un esemplare talmente cheap da farmi venir voglia di lasciare Voghera per sempre, trincerarmi nella prima biblioteca pubblica che trovo e mettermi a leggere lunghi trattati filosofici sulla Verità, la Bellezza, l'esistenza di Dio... e di spegnere la tv per sempre, che è solo una perdita di tempo, coi suoi fenomeni mediatici in trentaduesimo.

(Grazie a Ludik)

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