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venerdì 24 giugno 2005

- 2025

L'ultimo duemilaecinquista

Caro Leonardo:
È successo qlcosa, in facoltà. E temo che mi riguardi.
Dopo l'incidente della scorsa settimana, pensavo di avere chiuso un bel cerchio di odio e livore nei miei confronti: studenti defargisti a sinistra, fallaciani a destra, tutti uniti contro di me. Mi aspettavo di fare il vuoto a lezione (un po', lo ammetto, ci speravo: Left behind è veram una palla).
E invece, sorpresa! Ieri ho fatto il pieno. In prima fila tutti i fallaciani, nel cui sguardo catatonico intravedo ora una strana sfumatura riverenziale. Qsto deve avere a che fare con Taddei: ma è strano. Chi è Taddei per loro? Un fuoricorso fuorisede? Un tipo strano che si aggira per i corridoi e impreca mentre tenta di usare una normalissima consolle universitaria? Un supereroe? Chi è?
Sul fondo dell'aula, poi, si sono rifatti vivi quelli che nello scorso trimestre avevo identificato come defargisti (e che ero riuscito con qualche sforzo ad allontanare). Persino l'amico di Aureliana, il quattrocchi col nome buffo, quello che avevo mandato nella stanza 68 per punizione (lui, a dire il vero, è il più catatonico di tutti: temo non abbia retto al supplizio). Perché sono tornati? Credo c'entri Aureliana.
Aureliana, infine, è stata la sorpresa più grande. Mi ha teso un agguato. Alle spalle. Ieri. Davanti alla macchinetta della cicoria.

"Il latte no, professore".
"Eh?"
"Non la prenda al latte, la polvere dev'essere scaduta. C'è stata una specie di epidemia di dissenteria tra gli studenti".
"Ah, ma io ti conosco. Ti chiami…"
(Seguono sei secondi di silenzio imbarazzato in cui io, che non voglio ammettere di ricordare il suo nome, attendo che lei, pietosa, stia al gioco):
"Mi chiamo Aureliana, e mi conosce perché frequento il suo corso di Ucronica".
"Ma certo, Ucronica, come no". (È l'unico corso che faccio).
"Mi scusi se l'ho chiamata professore, so che lei ha qsto pallino di non volersi chiamare così".
"Non è un pallino, è… ecco, io… potrei incorrere in sanzioni".
(Altri cinque secondi in cui il non-professore, mordendosi la lingua, evita di iniziare un lungo discorso sulla sua posizione di docente a progetto, che porterebbe a tutta una serie di considerazioni sulla sua vita da eterno precario, e altre chiacchiere da cinquantenne a cui le laureande carine son fin troppo aduse).
"Lo sa, stavo riflettendo a qllo che è stato detto in classe l'altro giorno".
"Ti prego, se hai considerazioni su Left behind, salvale per la lezione. Sono stufo di parlare solo io, e inoltre…"
"No, non ho niente da dire su quel libro merdico".
"Ah".
"Stavo invece riflettendo sull'intervento di alcuni dei miei compagni… colleghi di corso. Mi ha molto incuriosito".
"Oh".
"Così ho controllato, ed è vero! Lei è un duemilaecinquista".
"Un che?"
"Uno di quelli che hanno preso parte ai primi raduni segreti del 2005, in pratica i fondatori del Teopop".
"Beh, beh, no, il Teopop è venuto dopo".
"Certo, e tra i fondatori c'erano in pratica tutti i duemilaecinquisti. Compreso lei".
"Davvero?"
"Non mi dica che non ci aveva mai pensato".
"No, perché sai, poi, i casi della vita, con molti mi sono perso di vista, e…"
"Qsto è patente".
"?"
"Pardon. Volevo dire: è chiaro che lei li ha persi di vista. Tutti li abbiamo persi di vista. In effetti lei è l'unico ancora in circolazione".
"Ah sì?"
"Anche a qsto, non aveva mai pensato?"
"Ma no, scusa… posso essere franco con te, come ti chiami? Anastasia?"
"Aureliana".
"Aureliana, mi sembri una ragazza sveglia. In cosa ti laurei? Storia Moderna?"
"Contemporaneistica".
"Ecco, allora non sto a farti la storia della mia generazione, penso che tu la conosca già abbastanza bene. Tu sai che due terzi degli italiani della mia età dopo la Catastrofe hanno smammato, no? E il più era gente sveglia, come te, che sapeva le lingue e non riteneva giusto rimanere in Valpadana se diventava una palude".
"Ma con qsto cosa…"
"Il che significa, se ci pensi, che due terzi delle persone che conoscevo le ho perse di vista. Compresi i miei amici, i compagni, la mia fidanzata, eccetera. E probabilmente anche tutti qlli che erano all'incontro di Firenze nel giugno 2005. Che, tra parentesi, non fu nemmeno una gran riunione. Faceva caldo e io stavo alla fotocopiatrice. E adesso ci chiamano duemilaecinquisti?"
"Sul sito ufficiale di contemporaneistica, sì".
"E c'è un elenco di nomi? Ma a quel tempo ci chiamavamo tutti con un nome diverso".
"Sul sito ufficiale comparite coi nomi di bisbattesimo. Tranne, ovviam, Defarge".

È solo a prezzo di un indicibile sforzo interiore che riesco a tossir fuori il caffè non sulla camicetta bianca di Aureliana, ma sul fondoschiena del professore che fuma accanto, affacciato alla finestra. Mi aspetto di essere mandato al diavolo almeno da lui: macché. Si volta, si accorge che sono io, bisbiglia un 'faccia più attenzione' e fugge via. Mi temono anche i professori, adesso. Non mi piace.

"Tutto bene?"
"Sì, non è niente, diceva?".
"Lei ha conosciuto Defarge".
"Ah, beh, certo. Voglio dire, chi della mia generazione non ha conosciuto…"
"Ma anche Arci. Ecco, qsta cosa non sono riuscita a controllarla. È vero quel che hanno detto i miei compagni? Lei era il suo assistente?"
"Di nuovo con qsta storia. Sì. No".
"Sì o no, scusi".
"In un certo senso lo assistevo, ma chiamarmi assistente… Sarebbe come dire che il cane era l'assistente di Pavlov".
"Pardon?"
"Ero piuttosto la sua cavia. Mi somministrava delle cose… mi faceva indossare dei caschi… roba del genere. Quando voleva sperimentare qlcosa, veniva da me".
"Dev'essere stato molto interessante. Ma qndo Arci e Defarge ruppero, lei da che parte stava?"
"Da che parte? Da nessuna parte, forse al buffet, ah-ah".
"Davvero, è molto curioso. Lei ha partecipato ad alcuni momenti cruciali della nostra storia, e sembra non ricordarsi niente".
"Non è così curioso, magari è triste, ma non è curioso. L'età, sa, col tempo si seleziona…"
"Si cristallizza, vorrà dire".
"Ah, certo, sì".
"Quindi tra qualche anno avrà ricordi più definiti di quel periodo".
"Penso di sì".
"Ma saranno probabilm falsi".
"Perché dici una cosa del genere, scusa?"
"È una sensazione. Mi sembra che lei stia facendo del suo meglio per riscrivere il suo passato. Il modo in cui ne parla… nel 2005 è addetto alle fotocopie, quando Defarge scappa è al buffet… possibile che lei sia passato indenne attraverso tutto qsto?"
"Perché no? Il cane di Pavlov è morto di vecchiaia".
"Sì, certo. Posso farle un'ultima domanda?"
"Sì. No. Dipende".
"Secondo lei chi ha tradito Defarge?"
"Non lo so".
"Certo. Grazie, comunq. È un onore poter frequentare il corso dell'ultimo dei duemilaecinquisti".
"Bah".
"Non le piace qsto nome, vero?"
"È molto brutto. E poi mi ricorda i diciannovisti".
"Chi?"
"Un gruppo di rivoluzionari che nel 1919 fecero un'adunata per fondare un movimento antimonarchico, anticlericale, libertario…"
"E come lo chiamarono?"
"Decisero di chiamarlo Fascio, perché dava un'idea di compattezza e unità, e poi evocava il simbolo della Roma repubblicana".
"Non ebbero molto successo, vero?"
"No. Sì. Dipende dai punti di vista".

2 commenti:

  1. e io che irridevo quanti si appassionano ai romanzi d'appendice et similia.
    E invece sono qui che mi chiedo: lo vuoi sapere davvero come va a finire? Vuoi arrivare alla conclusione? Al non più oltre?
    Sì.
    No.
    In effetti.

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  2. Sempre piu' onorato, divertito e curioso (quella di Pavlov me la rivendo appena posso)

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