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martedì 11 agosto 2009

Io non mi sento emiliano

Aboliamo le regioni

Confesso, la boutade sulle "bandiere e inni regionali" da introdurre nella Costituzione previa modifica dell'articolo 12 me l'ero persa.

Ora, è difficile reagire a una provocazione del genere senza avere l'aria pirla di uno che infila la zampa in una trappola apposta; per prima cosa occorre riconoscere che in quanto provocazione è persino ben congegnata, ideale per il ferragosto sotto l'ombrellone; immagino che qualche giornale abbia già organizzato il sondaggio sull'inno regionale, e il giochino "Indovina la bandiera", ad es.: "ippogrifo rampante in campo bianco contornato da bande orizzontali rosse" (Toscana, difficilotta); "tricolore verde, rosso, azzurro, con naviglio grigio centrale sormontato da vela crociata con quattro stelle a sei punte grige" (Liguria, bello schifo); "triangolo scaleno verde senza qualità in campo bianco" (Emilia Romagna, facilissimo).

Per seconda cosa, occorre chiedersi cosa angustia i leghisti, cosa li spinge a voler restare in prima pagina tutta l'estate con richieste cosi' coglionesche; ci dev'essere qualcosa che vogliono far passare a fondo pagina, ma cos'è? Le nuove politiche per il meridione (=i soldi che Berlusconi farà piovere su Sicilia e compagnia?) La nuova legge anti-clandestini che non funziona, perché i CIE continuano a non funzionare? La legge sulle ronde, che in pratica disarma e toglie i fondi alle ronde che ci sono già? In parte penso di condividere l'intuizione di Scalfari: al di là di tutto c'è una vertigine profonda: i capipopolo leghisti hanno raccontato per anni la favola del federalismo fiscale, e adesso che potrebbero realizzarla, esitano: l'economia reale fa paura, meglio ricomincuiare a parlare di cazzatine identitarie, l'inno, la bandierina, il dialetto, hai visto la Padania in campo come ha conciato i provenzali? Ale' ale'!

Per terza cosa (e qui nella trappola ci cado dentro proprio a piedi pari) vorrei far presente che si sta parlando di niente: non solo non esistono gli inni regionali; non solo non esistono le bandiere, a parte quelle inventate a posteriori (e a posteriori almeno potevano farle belle), ma in fin dei conti non esistono nemmeno le regioni. O vi pare troppo? Va bene, allora diciamo che non esiste l'identità regionale. E' un'invenzione, come gran parte dei concetti identitari: ma in mezzo a tante invenzioni ottocentesche che hanno una certa aria di nobiltà, se non altro per la polvere che ci si è posata sopra, le regioni spiccano come una mastella di Moplèn in mezzo all'argenteria. Dico, è roba del 1970. Qualcuno di voi è perfino più vecchio.

Come sia stato possibile nel giro di 40 trasformare una nozione artificiale (la regione) in un'identità, è una cosa che meriterebbe uno studio approfondito. Dico la mia: sono state le cartine politiche appese alle pareti scolastiche. Abbiamo cominciato a credere che esistesse una "Lombardia" e un'"Emilia-Romagna" perché le abbiamo viste appese a una parete. Di conseguenza, abbiamo anche cominciato a sentirci "lombardi" o "emilianoromagnoli" - miracolo! - e poi uno dice che la scuola non serve! Ma aspetta, forse è servita a dividerci un po' di più.

Sarebbe bastato leggere in fondo al sussidiario, per scoprire quanto fosse arbitraria la nozione di "Emilia" (che ai tempi di Augusto arrivava oltre Pavia) o "Lombardia" (tutta l'Italia del nord, fino a Napoleone); pero' a quella lettura profonda non ci siamo mai arrivati. Ci siamo fermati alle scritte sui muri, dove l'"Emilia" finisce a Piacenza, e se finisce li' ci sarà un motivo.

Che motivo c'è? I confini di qualche insulso ducato, qualche pace arrangiata alla bell'e meglio (se Napoleone III non si fosse fermato a Villafranca, oggi Brescia sarebbe in Veneto?) e per riempire le caselle coi nomi un potpurri di nozioni ripescate dallo stesso sussidiario di sopra: i Longobardi improvvisamente contemporanei dei Veneti e dei Liguri che vivevano negli stessi posti un millennio prima; i conti normanni des Moulins resuscitati col proconsole Emilio Lepido, la Puglia che Salvemini (mi pare) non si capacitava potesse arrivare dal Salento fino a Foggia; la Campania con quell'aria di ahem, abbiamo finito i nomi ("ma che terra è?" "che terra vuoi che sia... è campagna..." "Forse ho trovato! Come si scrive in latino?") Tutto questo sarebbe suonato implausibile, come in effetti è, se non ce lo fossimo trovato appeso davanti, tutte le mattine, un bel puzzle colorato che ravvivava i giorni di pioggia.
E il puzzle, tenete bene in mente, l'hanno disegnato a Roma.

Non sto dicendo, attenzione, che gli italiani non soffrano di localismi identitari. Altroché. Ma fino a trent'anni fa non si esprimevano certo attraverso le regioni (e tuttora c'è una certa diffidenza). Il vero perno del localismo è la provincia. Nessuno ricorda le bandiere o i motti regionali, ma quando ci tolsero le sigle delle province dalle targhe ci fu una mezza sollevazione. Oggi, pensateci, sono facoltative. Uno puo' scegliere se indicare la provincia sulla targa o no. Andate a vedere quanti ancora scelgono di farlo.

Non dico che l'identità provinciale sia meno sciocca della regionale, ma almeno ha fondamenti storici. La dialettica già medievale tra centro abitato e contado. La logica a scacchiera degli scontri tra i comuni, che persiste nelle rivalità tra le tifoserie. A proposito, le tifoserie: gliene frega veramente qualcosa di essere lombardi, agli ultras dell'Atalanta?

Tanto che potremmo leggere questa fase di dissoluzione localistica come una fase di guerra tra la nozione di provincia e di regione: mentre le regioni trionfano (la Lega è un partito che ragiona per regioni), la nozione stessa di provincia viene messa in discussione: pare che sia una burocrazia inutile... perché debba essere inutile proprio la provincia e non la regione, non si sa. Un vero decentramento dei servizi dovrebbe avrebbe un respiro provinciale. Ma la tendenza non è questa: la tendenza è quella di trasformare venti città d'Italia in venti capitali di staterelli autonomi, e chiamarlo federalismo. Se potessimo aprire la testa di un federalista milanese e dare un'occhiata al suo "federalismo"... sospetto che ci troveremmo davanti uno Stato assoluto e accentrato su Milano, peggio che ai tempi di Lodovico il Moro; nel frattempo pero' i comuni di confine fanno i referendum per passare al Trentino (si pagano meno tasse - a proposito: bella invenzione anche il Trentino Alto Adige), e in generale 'sti sudditi "lombardi" non c'è verso di farli passare per l'Hub Granducale di Malpensa: i bresciani hanno Montichiari, i bergamaschi Orio al Serio, e cosi' via.

A questo punto butto li' anch'io la mia idea per l'estate: perché non aboliamo le regioni? Hanno fatto più danni che utili. Eh? Come? Ma no, non dicevo sul serio. Era una "provocazione".

26 commenti:

  1. il post sull'esame di dialetto mi è piaciuto molto ma stavolta mi sarebbe interessato di più il tuo parere sui risultati dei test Invalsi

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  2. a volte addirittura la provincia presenta poca identità unitaria: forse anche queste andrebbero ridisegnate.....ma qui si entrerebbe in un casino...

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  3. ai tempi della guerra nei balcani mi è capitato di parlare con serbi e kosovari e di sentirmi dire noi stiamo nei balcani da ottocento anni, quelli da neanche trecento, quindi abbiamo ragione noi. i nazionalismi sono sempre profondamente stupidi, sia che attingano alla storia premoderna sia che siano ispirati alle sciocchezze dei sussidiari (a proposito, non so se accetti richieste, ma un pezzo sull'autore medio di sussidiari mi piacerebbe un sacco).

    sull'identità provinciale sono d'accordo: pensa a quanta cultura identitaria devono avere quelli di barletta-andria-trani, carbonia-iglesias, medio campidano.

    ultima cosa: l'idea di lombardo (fottere quanti più soldi possibili allo stato) è il progetto politico più organico e profondo degli ultimi vent'anni e i siciliani, dandogli il voto, hanno dimostrato grande coscienza politica: si sa che quanto più smodatamente uno mangia, tanto più fa cadere briciole, e il popolo può buttarsi a raccogliere qualcosa.

    p.s. hai scritto ricomicuiare.

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  4. ah, ho dimenticato di firmare: anonimo martedì 11 agosto 2009 11.19.00 IRDT sono io, giorgan.

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  5. due errori sul trentino alto adige.

    1) non esiste. dopo notevoli manifestazioni di massa al grido di "los von trient" negli anni sessanta e quelche esplosione un più d'élite, i tiroler sono riusciti nello scopo e con il secondo statuto di autonomia ('72) esistono le due province autonome e la regione è la semplice somma. cioè immagina, il consiglio regionale è quando i due consigli provinciali si riuniscono assieme.

    2. nelle due province di trento e bolzano tasse non se ne pagano di meno, semmai di più: è stato calcolato che ogni residente paga circa 1.000 euro all'anno di tasse e imposte in più dei veneti, perché il fisco rimane disciplina statale anche nelle due province autonome e i veneti o sono più poveri o eludono di più, vedi un po' te.

    mi hai dato un'idea, però: qualche bel post agostano sul trentino (blogging progresso, per combattere l'ignoranza, e comunque: los von carpi, ostia).

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  6. secondo me abolire le regioni e mantenere le province è molto meno assurdo di quello che sembra;
    allo stato tre o quattro competenze di coordinamento nazionali (sanità, difesa, esteri) e poi tutto decentrato a livello provinciale con possibili tavoli interprovinciali (a progetto) su alcuni temi specifici legati alla tutela ambientale o alla viabilità

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  7. A me pare che il ricorso a un'identità regionale, vale a dire a un tracciato amministrativo, sia l'indice di un sostanziale sradicamento. Forse la ricerca delle origine è sempre fantasiosa e dialettica, nel senso che a cercarle sono quelli che un'origine non ce l'hanno, ma a questo punto l'invariante antropologica - se di invariante, appunto, si tratta - entra in risonanza con la forma specifica del confine burocratico, vale a dire con una forma di identità più strumentale di tutte le altre. Le Regioni, in pratica, servono ad amministrare il territorio e l'invocazione all'appartenenza regionale non è altro che un sacrificio della propria identità alle necessità di scomposizione burocratica dei servizi. Il punto è che su questa appartenenza vengono trasferiti il senso e l'epica dell'appartenenza nazionale, vale a dire che si opera una specie di trapianto della retorica del sangue nella modulistica dell'amministrazione. Per rendere l'idea del volume di violenza implicato da un'operazione del genere (che la burocrazia sia una roba violentissima lo testimoniano le storie di tutti gli stati totalitari del mondo), si potrebbe immaginare il caso di un palio tra le circoscrizioni, che delle vecchie contrade non hanno conservato un briciolo di mutualità nè di legame sociale e che, quindi, non fornirebbero la minima sponda civile al volume di rivalità sprigionato da una roba medievale. Ecco, credo che sia un po' il trionfo del modello delle tifoserie calcistiche, dove a cercare la propria identità, spesso, sono gli ultimi arrivati, i più sradicati e le seconde generazioni, che al verde di un legame reale se lo vanno a cercare nell'opposizione a un legame altrettanto immaginario. E passi pure che nel mondo globalizzato c'è bisogno di radici, ma perché a mortificare l'importanza e la bellezza delle radici devono proprio essere quelli che se ne fanno una bandiera?

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  8. Tra l'altro (scusa Leo, stamattina va così), questa cosa del rapporto tra identità immaginarie e sradicamento a me mette i brividi, perché la simbiosi tra le due istanze è una specie di vitalizio, per il consenso della Lega, che dopo aver preso i voti bresciani prenderà sempre più voti pugliesi e poi rumeni e magrebini.
    Pierpaolo

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  9. In realtà sia le regioni che le province debbono sparire.

    La provincia è un'istituzione tipica dello stato centralista: ad esempio in Francia ci sono centinaia di dipartimenti. Se veramente crediamo nello stato federale, le province devono venire cancellate, o i loro poteri ridimensionati.

    La regione deve essere il fondamento dello stato, ma va riformata: ce ne sono troppe. Da venti dovremmo passare a una decina, accorpate per omogeneità socioeconomica. Regioni come il Molise e l'Umbria non hanno ragione di esistere, se non per campanilismo. Il Nordest potrebbe essere riunito in un unica regione, con miniregioni a statuto autonomo a Bolzano e Trieste.

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  10. qualche tempo fa qui si raccolsero firme per cambiare il nome da Basilicata a Lucania. Perché? Ma perché Basilicata fa venire in mente il basilico, ovvio, e mica siamo piante di basilico noi! (Che le due parole abbiano la stessa etimologia, non sfiora nemmeno la testa di chi si è fermato al sussidiario). Hai ragione, si ciurla nel manico, si cazzeggia, si cincischia. Il federalismo fiscale, che metterebbe la politica clientelare tipica di queste parti con le spalle al muro, quello non arriva mai.

    Sull'abolizione delle regioni: dici che è una provocazione, e va bene. Ma il punto è cancellare le ridondanze, per quale motivo, per esempio, ci siano così tante competenze sulla gestione della rete stradale io non l'ho mai capito. Avere un solo ente tra Stato e Comune, questo è l'importante.

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  11. Lo scandalo Invalsi (che in realta' scandalo non e', o lo e' allo stesso modo di Tangentopoli, che porto' alla luce quello che si sapeva gia' da decenni), in effetti, e' rilevantissimo.
    Dimostra che la questione Nord-Sud non si riduce a questioni simboliche, men che meno a quanto sono brutti, sporchi, cattivi, leghisti, ignoranti, razzisti, etc. i settentrionali.
    Le questioni simboliche fanno presa perche' sotto ci sono macroscopiche questioni reali: se gia' si taroccano massicciamente i test dei bambini delle medie, figurarsi quanto sono affidabili i concorsi per i presidi, che poi migrano massicciamente a nord.
    Ecco allora che anche il polentone, nel suo piccolo, s'incazza.
    Il razzismo c'entra 'na minchia, come dicono a Conegliano.

    tibi

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  12. scusa tibi,
    ma nessuno ha provato che i test siano stati taroccati.
    lo hanno SUPPOSTO e da qui hanno fatto strane medie pesate per abbassare i voti dei ragazzi del sud.
    sono delle merde.

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  13. Quelle 'strane medie pesate' sono verifiche su base statistica, che hanno evidenziato discrepanze diffuse e macroscopiche. Informati meglio.
    Ma forse anche la statistica e' stata inventata da qualche polentone nell'ambito di un complotto stocastico ai danni del Sud, tutto puo' essere.

    tibi

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  14. Per stavolta incredibilmente sono d'accordo con tibi. Risultati statistici con media elevata e varianza inferiore alla norma indicano che una qualche manipolazione degli esami c'è stata.

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  15. Ecco appunto: si può colpire il malcostume e il furbismo senza le cazzate razziste xenofobe valbrembistiche delle facce verdi. Se ci sono strumenti per scoprire i furbi, poi perché non li si colpisce (e duramente, io direi il licenziamento per giusta giustissima causa)? I furbi fanno male al Sud, perché prima di tutto rubano il posto ai meridionali meritevoli e poi fanno danni altrove, abbassando la qualità dei servizi.

    Tangentopoli dice tibi, ci vorrebbe davvero un periodo come quello, quando si scoprì che la lega prendeva i soldi da Enimont.

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  16. I furbi non li colpiscono perchè i furbi sono sempre ammanigliatissimi, fa parte proprio dell'ABC del furbo

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  17. I comuni sono le entità locali più antiche. Province e Regioni sono venute molto dopo

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  18. Provocazione? Sono di quelli che hanno esordito al voto con le regionali del 1975 e mi ricordo le speranze che si nutrivano, soprattutto a sinistra, per la "attuazione, con quasi trent'anni di ritardo, del dettato costituzionale" (e c'erano ragioni politiche per farlo: il PCI, fuori gioco a Roma, avrebbe governato delle entità territoriali più consistenti delle grandi città e di alcune province). E' ora di dirci che è stata una grande cazzata, che le regioni si reggono su niente, così come il federalismo leghista. In Germania i Länder si rifanno agli ex staterelli, le nostra identità è municipale e, in seconda battuta, provinciale. E c'è l'esperienza francese dei dipartimenti, che funziona. Uno dei due livelli amministrativi è decisamente superfluo, e io sono più che favorevole ad abolire le regioni.

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  19. non si potrebbe abolire anche le religioni?

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  20. Anche io non mi sono mai definita campana.
    Anche perchè suona male.
    (per quello si dice "stonato come una campana")

    (scusa, è il caldo)

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  21. Errata corrige:

    - «potpurri» >> pot-pourri
    - «dovrebbe avrebbe»
    - un po' di vocali accentate con l'apostrofo

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  22. Scrivevo da un albergo, con una tastiera AZERTY, e tu sei l'ultima novità in fatto di rompicoglioni cosmici.

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  23. Mamma mia !
    Quanto siamo suscettibili.

    Credi che mi sarei disturbato ad inviare un errata corrige se non apprezzassi i tuoi post ?

    p.s.: 'Della tastiera' lo davo per scontato :)

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